Introduzione. L’articolazione interfalangea prossimale (PIP) è una struttura vulnerabile e al tempo stesso cruciale per la funzionalità della mano, contribuendo all’85% della flessione digitale. Se non gestiti tempestivamente e in modo appropriato, i traumi a carico di questa articolazione possono determinare rigidità post-traumatica e perdita di funzione. Questo documento analizza l’approccio conservativo al trattamento delle fratture-lussazioni dell’articolazione PIP.
Metodi. La gestione di un trauma PIP inizia con una valutazione clinica e un’anamnesi dettagliata del meccanismo lesionale. Gli esami radiografici standard, in particolare la proiezione laterale, sono essenziali per quantificare la porzione di superficie articolare coinvolta nella frattura e per identificare eventuali avulsioni volari o dorsali. La stabilità articolare viene valutata testando il dito lungo l’intero arco di movimento; la lesione è considerata stabile se mantiene la congruenza anche in completa estensione. La scelta del trattamento si basa su tre fattori chiave: stabilità articolare, dimensione del frammento osseo e presenza di lesioni dei tessuti molli associati.
Risultati. Le lesioni della PIP si presentano in tre forme principali: distorsioni, lussazioni e fratture-lussazioni. Un approccio conservativo, non chirurgico, è preferibile quando il sistema osteo-legamentoso mantiene una stabilità sufficiente. Nelle lesioni laterali di Grado 1, il trattamento prevede una breve immobilizzazione di 1-3 giorni seguita da buddy taping per consentire una mobilizzazione precoce. Le lesioni di Grado 2, caratterizzate da una rottura completa dei legamenti collaterali ma con piastra volare integra, vengono trattate con ortesi e buddy taping. Le lussazioni dorsali (Tipo 2) richiedono un’ortesi Oval-8 e buddy taping, con particolare attenzione alla mobilizzazione attiva precoce in flessione. Le fratture-lussazioni stabili (che coinvolgono meno del 30% della superficie articolare) vengono gestite con buddy taping per 3 settimane e mobilizzazione precoce. Nelle fratture volari stabili è sufficiente un’immobilizzazione in completa estensione per 4-6 settimane. Al contrario, la presenza di instabilità articolare, come nelle lesioni laterali di Grado 3 o nelle fratture dorsali e volari instabili, può richiedere un intervento chirurgico o un sistema di trazione esterna.
Conclusioni. Il trattamento conservativo delle lesioni PIP risulta efficace per le lesioni stabili o residualmente stabili. L’obiettivo principale di qualsiasi trattamento è ripristinare la stabilità articolare, condizione essenziale per avviare una riabilitazione precoce. Una mobilizzazione tempestiva è fondamentale per prevenire la rigidità post-traumatica e le aderenze tendinee, che possono compromettere in modo irreversibile la funzionalità del dito.







