Trattamento chirurgico e riabilitativo di pazienti con pseudoartrosi di scafoide: uno studio retrospettivo

Surgical and rehabilitative treatment of patients with scaphoid nonunion: a retrospective study

Elena Roselli 1, Paola Bagnoli 2, Giancarlo Caruso 3, Matteo Paci 4

1 Dottoressa in Fisioterapia, Università degli Studi di Firenze, Italia; 2 SOC Attività di Riabilitazione Funzionale, Ambulatorio GRASP (Gruppo Recupero Arto Superiore Polifunzionale), P.O.P. Palagi, AUSL Toscana Centro, Firenze, Italia; 3Dirigente Medico SOSD Chirurgia Mano P.O.P. Palagi AUSL Toscana Centro, Firenze, Italia; 4Dirigente, Dipartimento delle Professioni Tecnico Sanitarie, AUSL Toscana Centro, Firenze e Ricercatore, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Firenze, Firenze

DOI 10.53239/2784-9651-2025-8

La pseudoartrosi dello scafoide è una grave complicanza di una frattura dello scafoide in cui l’osso non guarisce correttamente, formando tessuto fibroso anziché osseo. Questo compromette la funzionalità del polso e può portare a danni progressivi. Il trattamento è esclusivamente chirurgico, spesso con osteosintesi (vite cannulata o fili di Kirschner) e innesto osseo autologo, seguito da riabilitazione post-operatoria personalizzata.

Scopo. Questo studio retrospettivo si è proposto come primo obiettivo di confrontare l’efficacia dell’osteosintesi con vite cannulata rispetto ai fili di Kirschner per il ripristino funzionale e il controllo del dolore, di esaminare poi come il tempo trascorso dal trauma all’intervento e dall’intervento all’inizio della fisioterapia influenzi il recupero e la riduzione del dolore e come ultimo obiettivo di identificare i fattori predittivi di un buon recupero funzionale (misurato con il punteggio QuickDASH finale).

Metodi. Lo studio è stato retrospettivo, basato sull’analisi di cartelle cliniche e documentazione sanitaria di 60 pazienti trattati chirurgicamente (osteosintesi con vite/fili e innesto osseo autologo) presso il Presidio Ospedaliero Piero Palagi tra il 2005 e il 2022. I criteri di inclusione comprendevano una diagnosi di pseudoartrosi dello scafoide, intervento chirurgico eseguito dall’Equipe di Chirurgia della mano, documentazione clinica adeguata e adesione alla fisioterapia post-chirurgica. Le misure di esito principali sono state il QuickDASH, il PRWHE e la scala NRS per il dolore.

Risultati. Per il confronto tra le tecniche chirurgiche, non sono state evidenziate differenze significative tra le viti cannulate e i fili di Kirschner in termini di recupero funzionale e controllo del dolore. Entrambe le tecniche hanno mostrato risultati simili nel recupero e nella riduzione del dolore. Per il secondo obiettivo, l’avvio precoce della fisioterapia post-operatoria è risultato associato a migliori risultati clinici (in particolare per il QuickDASH). Al contrario, il tempo trascorso dal trauma all’intervento chirurgico non ha mostrato una correlazione significativa con gli esiti clinici. Infine, il punteggio iniziale QuickDASH (QD1) è stato identificato come il predittore più rilevante per l’outcome funzionale finale (QD2).

Discussione e conclusioni. Non essendo state riscontrate differenze significative nell’efficacia tra l’osteosintesi con viti e quella con fili di Kirschner per il recupero funzionale e il dolore, si suggerisce un approccio individualizzato nella scelta della tecnica. Un inizio precoce della fisioterapia post-operatoria è risultato associato a migliori risultati clinici ma richiede cautela e una gestione personalizzata della riabilitazione per bilanciare benefici e rischi, dati i potenziali problemi legati al materiale metallico con mobilizzazione troppo precoce. Il tempo trascorso dal trauma all’intervento chirurgico non ha mostrato una correlazione significativa con gli esiti clinici in questo studio, a differenza di quanto riportato in letteratura. Questo potrebbe essere dovuto a limitazioni del campione o fattori non considerati. Il punteggio iniziale QuickDASH (QD1) è stato il predittore più rilevante dell’outcome funzionale finale (QD2), anche se la sua capacità predittiva diretta è da interpretare con cautela. Lo studio ha limiti dovuti al suo design retrospettivo, al lungo periodo di osservazione (2005-2022) e alla dimensione del campione. È stata evidenziata una forte correlazione tra il fumo e le complicanze post-operatorie; tutti i 9 pazienti con complicanze erano fumatori, suggerendo un impatto negativo sulla guarigione ossea. In sintesi, lo studio sottolinea l’importanza di un intervento riabilitativo tempestivo e su misura, e l’influenza di fattori come il fumo sulle complicanze. Sono necessarie future ricerche per approfondire questi aspetti.

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